Buongiorno Signore e Signori.
Porto innanzitutto il saluto dell’azienda che ho il piacere di rappresentare, e che, da oltre 40 anni, si distingue sul mercato per volontà, determinazione e creatività.
Oggi fare impresa, come ben sapete, in considerazione della congiuntura economica e dei mercati instabili, è molto più difficile di quanto non lo sia stato nel passato. Occorre pertanto, soprattutto in momenti come questo, investire ancora di più nella ricerca, nell’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, nell’immagine e nella comunicazione. Ritengo che l’immagine di una società e dei suoi prodotti sia fondamentale perchè ne costituisce il volto sul mercato.
L’incontro con Jill Mathis risale al 2008. In occasione dei 40 anni della nostra azienda avevamo deciso di dare un taglio inusuale ad una nuova monografia, perché fosse qualcosa di diverso dalla solita brochure.
Quindi è nata l’idea di affidare il lavoro a questa prestigiosa fotografa americana, il cui occhio d’artista ha saputo cogliere aspetti insospettati di una produzione industriale di non facile interpretazione, dando vita ad immagini di grande impatto.
Il risultato ottenuto ha portato al desiderio di testimoniare ulteriormente il lavoro dell’azienda, ma questa volta al di fuori di un’ottica funzionale, slegato da finalità di mercato, e motivato esclusivamente dal riconoscimento del valore di una prospettiva artistica sul quotidiano.
Si trattava veramente di committenza privata per fini privati, erede di una grande tradizione nel mercato dell’arte, che sembra essersi rarefatta, ma che mantiene i significati profondi che la motivavano nel passato.
Questo secondo incarico consisteva in un servizio fotografico legato alla nascita dei prodotti, al processo industriale di trasformazione dalla materia prima al prodotto finito. I risultati li potete vedere nella mostra in corso nel prestigioso Palazzo Ducale.
L’intenzione di questo progetto non era semplicemente autocelebrativa, ma piuttosto un’occasione per scoprire un’immagine insolita della nostra produzione, attraverso una sensibilità artistica capace di cogliere valore e significato, là dove valore e significato non sono così facilmente percepibili a occhio “nudo”.
Se l’artista è colui che è dotato di visione, ovvero della capacità di cogliere in profondità l’essenza delle cose, questo è testimoniato dalle immagini di Jill Mathis, che non si limita a documentare le fasi della lavorazione, i prodotti, i ritmi di un processo che è spesso visto come alienante e meccanico, ma riesce ad esaltarne l’aspetto umano, costruttivo, poetico.
Allo stesso tempo innalza a livello di arte dei prodotti che sono poco più di dettagli, parti strutturali fondamentali ma normalmente nascoste, incospicue, indistinguibili. Un mondo talmente nascosto che solo l’occhio dell’artista riesce a coglierne l’importanza e la bellezza, rendendolo visibile e memorabile.
Alla fine questo progetto è divenuto comunque, non parzialmente grazie al fatto che ci troviamo qui, una celebrazione: non tanto dell’azienda in particolare, quanto del contributo dei singoli e del lavoro nel suo insieme, e dell’importante sinergia tra due campi fondamentali dell’attività e dell’esperienza umana, arte e industria, che troppo spesso vengono tenuti separati.
Questa esperienza ha anche aperto delle nuove prospettive sulle possibilità create dalla sinergia tra arti e business. Le nuove modalità di consumo, focalizzate su una cultura dell’esperienza, consentono di creare una forte associazione con il marchio attraverso l’aspetto sensoriale. Di qui il concetto di marketing esperienziale, in cui il marchio interagisce profondamente con le emozioni della vita.
Ci si sposta quindi dal concetto di sponsorizzazione a quello di collaborazione, una collaborazione da cui sia arte che business traggono vantaggi, e che porta alla creazione di una esperienza autentica e significativa per i fruitori. Poiché le arti sono considerate piene di significato, l’associazione con l’evento artistico diventa un modo di cementare la fiducia del consumatore, e di coinvolgerlo in modi creativi e diversi.
Una presenza fisica del marchio in questo tipo di contesto permette non solo di ottenere grande visibilità, ma di raggiungere un pubblico altrimenti difficilmente raggiungibile, con cui si crea la possibilità di formare un legame innovativo, positivo e creativo.
Ritengo che l’essere al passo con i tempi richieda un nuovo modo di fare impresa, cogliendo nuove opportunità e puntando sull’eccellenza dei prodotti. Dobbiamo difendere il Made in Italy e continuare a portare l’industria italiana nel mondo.
Oggi sono onorato di essere qui, al Salone Nautico di Genova: per storia e tradizione il migliore palcoscenico del nostro settore a livello mondiale.
Grazie e buon lavoro a tutti.