La Guidi ha la sua sede a Grignasco in provincia di Novara.
Grignasco è un piccolo paese nel nord del Piemonte e conta poco più di 4500 abitanti. Si erge in mezzo al verde ai piedi delle Alpi e non troppo distante dal mare. E’ posato sul confine con la provincia di Vercelli e rientra nel territorio della Valsesia. Ha un’altitudine di 322 metri s.l.m. e si sviluppa in una conca protetta a nord dal Monte Fenera.
Il 2018 è l’anno europeo del patrimonio culturale. Il motto dell’anno è Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro. L’obiettivo è di rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo.
Anche noi vogliamo rendere più solido il senso di appartenenza al nostro paese e condividerne la storia.
Monsignor Giuseppe Cacciami, sacerdote, educatore, giornalista grignaschese, nel 2008, raccontò benissimo la storia del nostro piccolo ed operoso paese.
L’Antica “Grignasculus”
L’attestazione più antica del toponimo fa riferimento a un Grignasculus, la cui derivazione in -ascus farebbe pensare al nome personale Crinius: è possibile che questo territorio fosse la proprietà fondiaria di un certo Crinio. I reperti paleontologici ed archeologici venuti in luce sul Monte Fenera testimoniano la presenza di insediamenti umani in questa importante stazione preistorica sin dal Paleolitico. In età storica, le pur scarne notizie di ritrovamenti archeologici anche in pianura attestano una colonizzazione del territorio comunale nei primi secoli dell’era cristiana: resti di una necropoli con tombe di cremati del I secolo d.C. in località Giarola, un cippo con iscrizione, non meglio identificato ed oggi scomparso, nei pressi della chiesa di Bovagliano furono già segnalati dal Cassani e i recenti affioramenti di frammenti di ceramica e pietra ollare a Bovagliano e attorno alla vicina frazione di Battistetto confermerebbero l’ipotesi di originari nuclei abitati in pianura che giustificherebbero poi l’edificazione della pieve (*) in quella zona nel XII secolo.
Le testimonianze scritte su Grignasco risalgono alle soglie dell’anno Mille. Il diploma dell’imperatore Ottone III del 7 maggio 999 cita per la prima volta il nome di Grignasco tra le terre restituite e confermate al Vescovo di Vercelli (confirmamus… cum Bornade et Grignascho et districto Vallis Sicidae…) e nei documenti successivi compaiono riferimenti precisi al castello: in un diploma del 1014 Enrico II conferma alla chiesa vercellese …monasteriolum cum castello Grignasco…
La prima indicazione di Grignasco come sede di pieve della diocesi di Novara è del 26 giugno 1132, contenuta in una bolla di papa Innocenzo II che, tra le altre, elenca plebem Grinassi e, in un documento del 1151 compare anche il nome di uno dei primi chierici officianti, tale Martinus diaconus de Grignasco.
Si può quindi immaginare una organizzazione del territorio caratterizzata da una serie di insediamenti, corrispondenti alle attuali frazioni, disseminati prevalentemente nella zona pianeggiante, facenti capo alla pieve di S. Maria in Bovagliano, mentre, come testimoniato in un manoscritto di fine ‘700, a ridosso del colle su cui sorgeva il castello vi erano le cantine di Grignasco, una sorta di piccolo ricetto più facilmente difendibile, attorno al quale si concentrarono gli sviluppi edilizi successivi.
I pochi ruderi del castello di S. Genesio sono tuttora visibili e dell’antico ricetto si può cogliere l’immagine percorrendo le vie Castello e Torrione che attraversano il fitto tessuto edilizio dell’abitato medioevale. I documenti successivi attestano come i territori di Grignasco e di Ara fossero compresi nel più ampio Marchesato di Romagnano che, dal 1441 al 1550, appartenne a vari membri della famiglia dei Romagnano. Nel corso del XVI secolo, il Marchesato fu ceduto ad altri feudatari e, nel 1588, fu acquistato dal conte Giovanni Battista Serbelloni i cui discendenti ne detennero il possesso sino alla soglia del XIX secolo.
Le chiese e gli affreschi quattro-cinquecenteschi presenti in esse testimoniano la vitalità ed il grado di civiltà della popolazione: le vicende della comunità si intrecciano con quelle dei suoi edifici di culto.
I secoli XV, XVI e XVII sono caratterizzati dalla costruzione e successivi ampliamenti della chiesa di S. Maria delle Grazie al centro dell’abitato e dell’oratorio di S. Graziano, nonché degli oratori nelle cascine come la Cappella di S. Antonio alla frazione Negri e l’Oratorio di S. Rocco nell’omonima frazione, mentre, nel corso del XVIII secolo, verrà ristrutturata l’antica Graziano, nonché degli oratori nelle cascine come la Cappella di S. Antonio alla frazione Negri e l’Oratorio di S. Rocco nell’omonima frazione, mentre, nel pieve di Bovagliano e si compirà la grande impresa della costruzione della nuova parrocchiale dell’Assunta su progetto di Bernardo Vittone.
In quegli anni Grignasco appartenne al ducato di Milano sotto la dominazione prima dei Visconti e degli Sforza e poi degli Spagnoli e, all’inizio del XVIII secolo, passò tra i possedimenti dello Stato Sabaudo.
Il graduale affrancamento dal regime feudale si manifestò con una più attiva presenza della popolazione in campo politico e amministrativo (come attestano le produzioni statutarie degli anni 1570 e 1608), e con l’emergere di una sempre più influente classe borghese che, grazie anche alle fortune di alcuni suoi esponenti emigrati a Roma, lasciò significative tracce di sé nella storia civile e religiosa della comunità.
Gli echi della ventata rivoluzionaria di fine Settecento si manifestarono anche a Grignasco, testimoniati dall’erezione dell’albero della libertà in piazza Viotti, davanti alla nuova Parrocchiale, ma la restaurazione dell’antico regime li spense rapidamente: nel corso dei primi trent’anni dell’Ottocento, quasi a testimoniare la mutata situazione politica, il conte Giovanni Battista Viotti finanziò e realizzò una radicale ristrutturazione interna della chiesa, simbolo della comunità grignaschese. Opere importanti anche nell’ambito civico si realizzarono in quegli anni come la costruzione del ponte sul riale nei pressi della chiesa di S. Maria delle Grazie (1827), la selciatura di via Riale (1836) e la sistemazione dei locali della parte comunale della gésa vègia, adattati inizialmente per accogliere la sede del Comune e poi le prime scuole pubbliche (1839) che sostituirono quelle di istituzione privata legate ai nomi di Lorenzo Testa e Giovanni Zanoli.
Dal punto di vista urbanistico, avendo l’abitato ormai raggiunto l’attuale piazza Cacciami, si avvertì l’esigenza di creare nuove direttrici di sviluppo per collegare il centro con le frazioni basse: nel 1855 si realizzò la via Cesare Battisti verso S. Rocco e Torchio.
Uno degli atti politico amministrativi più rilevanti fu la revisione degli antichi Ordini della Comunità che avevano regolato la vita dei Grignaschesi da oltre due secoli. La nuova normativa statutaria fu approvata nel 1842 e rivela una comunità ancora fortemente radicata alla campagna che mantiene nella coltivazione della vite e nella produzione vinicola il fulcro della sua economia.
Pascoli e bestie, acque e strade, boschi e loro produzioni vennero nuovamente regolati da norme, così come l’attività dei campari addetti al controllo del territorio; attorno a quegli anni, a seguito della promulgazione dello Statuto Albertino nel 1848, si istituì anche a Grignasco la Guardia Nazionale con una compagnia aggregata al Battaglione di Romagnano.
Le forme associative si articolarono in nuove aggregazioni che si aggiunsero a quelle tradizionali delle secolari Confraternite del SS. Sacramento, di S. Spirito e di S. Marta.
In campo devozionale-religioso nel 1870 si celebrò il primo centenario di fondazione del Consorzio dell’Immacolata con una cerimonia così solenne che passò alla storia come il festone; in campo civile, nel 1855 si tentò di costituire una Società Filarmonica che non ottenne il necessario sostegno finanziario ma, nel 1881, sorse il Circolo Amicizia da cui prese le mosse, nel 1893, la Fanfara e poi la Banda Musicale e nel 1883 nacque il Circolo Grignaschese da cui prese avvio la Società Operaia nel 1886.
Si organizzarono i primi Carnevali e, nel 1895, comparve la maschera del Giuan Bacèja.
Il paese si espanse e nel 1881-82 la nuova strada carrozzabile collegò le frazioni alte di Sella, Carola, Bertolotto e Pianaccia e, in quegli anni, Pietro Iannetti, rientrato da Roma, donò alla comunità le prime fontane pubbliche ed il lavatoio che ancora oggi porta il suo nome.
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Accanto alla coltivazione della vite, che si diffuse ulteriormente nelle zone collinari, emerse, nell’economia locale, l’artigianato del mobile: nato su modelli tardo barocchi, si fece fiorente in paese con l’aprirsi di numerose botteghe che portarono il nome di Grignasco anche oltre i confini nazionali.
Lo sviluppo, la modernizzazione del paese e la diversificazione delle attività produttive crearono le condizioni per il decisivo passaggio dall’economia agricola a quella industriale.
L’arrivo a Grignasco della ferrovia Novara – Varallo (1884), legata al nome dell’illustre grignaschese Costantino Perazzi, e la costruzione della Filatura lane Figli di Federico Bozzalla (1894) furono i momenti decisivi di questo trapasso che incise anche a livello sociale e culturale sulla futura crescita del paese e della comunità grignaschese nel corso del nostro secolo.
Nei Tempi Moderni…
Quale borgo è uscito, negli ultimi due secoli, dalle grandi vicende che hanno segnato la storia, la Grande Storia dell’Italia e dell’Occidente?
Può sembrare una pretenziosa operazione culturale delineare l’identità di Grignasco, un piccolo paese della Bassa Valsesia, nel quadro dei vertiginosi cambiamenti che hanno, in questi ultimi secoli e soprattutto nell’ultimo mezzo secolo, toccato la nostra vita. Ma non è così. Perché, in realtà, è proprio nel solco di quei cambiamenti che Grignasco e la sua gente hanno via via delineato, sul solido fondamento del loro secolare passato, l’immagine moderna della loro identità di paese e di popolo.
Risorgimento nazionale, nascita e sviluppo della società industriale e, attraverso le dure vicende politiche e sociali successive, i traguardi della nuova economia, le immigrazioni massicce, la tragedia delle due guerre mondiali, l’appendice vitale della resistenza, la ricostruzione, il boom economico, la crisi drammatica degli anni settanta e poi l’esplosione della nuova era tecnologica, la fine dell’età rurale, l’alba della nuova età del terziario, dei servizi, dell’era informatica, della società dell’informazione. Su piccola scala, come si addice ad un paese senza pretese e con i piedi per terra, Grignasco ha vissuto, dal di dentro, il nostro tempo con passione e slancio creativo, aggiungendo il suo sassolino lucido e prezioso alla complessa e vasta costruzione di un mondo così lontano da quello che aveva vissuto la sua avventura umana nei lunghi secoli precedenti, in questa frazione di territorio racchiuso tra il Sesia, Ara, Isella e le colline della Traversagna.
E ci sembra che non ci faccia velo, in questa sintesi veloce, quel mal di paese, quel sottile e struggente campanilismo che pure, nel rischio attuale di un piatto anonimato, resta un grande valore culturale e sociale.
Nella prospettiva di questi due secoli, che ci hanno introdotto alla soglia del Duemila, Grignasco, pur cambiando, ha saputo conservare e rinnovare alcuni lineamenti della sua vera identità, che hanno bisogno di essere approfonditi perché costituiscono il suo autentico patrimonio storico.
Li riassumiamo, senza paura della retorica: l’amore al lavoro, il senso della famiglia, le sue radici religiose, la capacità inventiva, l’abilità artigianale, la sensibilità culturale ed infine, lo vogliamo sottolineare con intensità il senso umano e cristiano della solidarietà.
In questa luce si colloca, come segno esemplare, quella feconda capacità di integrazione sociale che nelle massicce immigrazioni dei due dopoguerra ha saputo plasmare (e l’operazione è ancora in corso) i rapporti tra vecchi e nuovi grignaschesi evitando sostanzialmente quelle rotture dirompenti tra regioni, tra nord e sud che altrove hanno avuto esiti negativi di degrado e scavato abissi di incomprensione.
Un elenco di date – per noi importanti anche se non toccano gli alti livelli della Grande Storia – ci aiuta a cavalcare il lungo cammino delle nostre recenti e meno recenti generazioni.
- Fine ‘800: l’arrivo della Ferrovia, I’insediamento della Filatura, che porterà il nome di Grignasco in tutto il mondo, e la nascita della Società Operaia di Mutuo Soccorso.
- 1912: la costruzione dell’imponente sede della Scuola Elementare.
- 1919: la prima Biblioteca della Società Operaia.
- 1929: l’apertura del Campo Sportivo.
- 1930: l’inaugurazione della nuova sede e del teatro della Società Operaia.
- 1950: la prima Mostra del Mobile che sfornerà 13 edizioni sino al 1973.
- 1951: la Casa di Riposo 82a Brigata Osella.
- 1954: per i giovani grignaschesi si apre l’Oratorio S. Giustino.
- 1963: l’apertura della Scuola Media.
- 1965: si costituisce la Biblioteca Comunale.
- 1969: la Biblioteca nella nuova sede.
- 1982: l’inaugurazione del Centro d’incontro per gli anziani.
- 1990: la nuova sede del Municipio.
- L’elenco è incompleto e potrebbe continuare.
Lo sigliamo – facendo sintesi delle molte altre innumerevoli iniziative di associazioni patriottiche, culturali, sportive, ricreative, assistenziali che sono la ricca pagina di vita di oggi – sottolineando la data del 1968: la nascita della Pro Loco che compie oggi il suo primo quarto di secolo.
Un paese antico e nuovo!
Dominato dal più bel monumento barocco piemontese, la Chiesa dell’Assunta del Vittone, arricchito dalle luci di arte e di poesia della Chiesa delle Grazie, ritmato dalle ore sonore del campanile di S. Graziano, Grignasco entra, in punta di piedi, senza clamori, nell’enigma del Duemila.
Alcuni tenaci coltivatori continuano a far maturare sui suoi declivi i vitigni di quella che è stata, per secoli, la sua caratteristica rurale: il vino delle sue colline.
Ce n’è comunque ancora a sufficienza per alzare il bicchiere e brindare al futuro di Grignasco, fidando nella certezza delle sue buone radici.
Monsignor Giuseppe Cacciami (1924 – 2012)
(*) Pieve era il nome usato nel medioevo per indicare le circoscrizioni ecclesiastiche minori dell’Italia settentrionale. Una chiesa principale dotata di battistero faceva capo a molte altre chiese succursali e cappelle.